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Laurus 48, il liquore all'alloro dei frati Camaldolesi: monile di storia, cultura e tradizione

Il Laurus 48, piacevolissimo come digestivo a fine pasto, non è un mero liquore: nelle sue sfumature erbacee racchiude tutta l’esperienza dei monaci dell’eremo di Camaldoli e il loro rapporto simbiotico con la circostante foresta del Casentino.

L’alloro: usi nella storia, proprietà e benefici

L’alloro, laurus nobilis, gode da sempre di una considerazione molto alta come pianta magica e medicamentosa: gli antichi Greci ne decantavano le proprietà divinatorie; i Romani lo usavano come diuretico e digestivo; nel Medioevo veniva impiegato contro la gotta, l’asma e persino la peste.

Ciò che rende questo arbusto così largamente adoperato nella medicina antica è la sua ricchezza dal punto di vista fitoterapico. Le sue foglie e bacche, infatti, contengono eugenolo e limonene, acido folico, vitamine C e A, e sali minerali come potassio, selenio, zinco, rame, ferro e magnesio, che la rendono una pianta dalle caratteristiche estremamente benefiche. È per queste sue proprietà che l’alloro, pianta rigogliosa e spontanea in tutta l’area mediterranea temperata, veniva usato per realizzare unguenti, sciroppi e balsami dalle proprietà digestive, espettoranti e antisettiche.

Laurus 48: liquore ad uso terapeutico dei monaci Camaldolesi

Il famoso liquore a base di alloro nasce proprio con scopi medicamentosi. C’è da sapere infatti che la storia della medicina (e in particolare del nostro Laurus 48) va di pari passo con la scienza liquoristica che si diffuse nel Medioevo presso le abbazie fortificate benedettine, ordine a cui fa riferimento anche quello dei Camaldolesi: fu già nel 1460 che i monaci di Camaldoli iniziarono ad applicare queste nuove tecniche alla loro conoscenza di erbe, radici, piante e fiori officinali.

Così come tanti liquori, amari e distillati, dunque, il Laurus 48 deve la sua origine agli erbari dell’antica farmacopea, dove i monaci, solerti e ingegnosi, sfruttavano al meglio i segreti dell’alchimia e della medicina fitoterapica per dare vita a bevande curative.

Fonti rinvenute nell’antica biblioteca Camaldolese fanno risalire le prime tracce del famoso Laurus 48 al 1500, quando questo liquore digestivo a base di alloro e altre erbe aromatiche (come salvia, menta, camomilla, ginepro e basilico) veniva usato per accogliere i pellegrini e per la cura degli infermi. Fu solo più tardi, grazie a Caterina De’ Medici, che si iniziò a fare di amari e liquori un uso più vicino a quello contemporaneo.

L’antica Farmacia di Camaldoli: connubio tra territorio e sapere

Il Laurus 48, piacevolissimo come digestivo a fine pasto, non è un mero liquore: nelle sue sfumature erbacee racchiude tutta l’esperienza dei monaci dell’eremo di Camaldoli e il loro rapporto simbiotico con la circostante foresta del Casentino. 

I frati Camaldolesi infatti, oltre che per i loro prodotti erboristici, cosmetici e liquoristici, sono conosciuti per il “codice primordiale camaldolese”, antenato dell’attuale guardia forestale. Questo ruolo storico di ente protettore e garante della foresta del Casentino ci fa percepire quanto le tradizioni erboristiche dei monaci Camaldolesi fossero fortemente integrate con il territorio. Anche dopo la soppressione dell’Ospedale del monastero i frati dell’ordine Camaldolese continuarono a produrre rimedi erboristici e liquori integrando anche nella loro produzione cioccolate e altri deliziosi prodotti con l’impiego di ingredienti provenienti dalla natura.

È così che, nei locali sottostanti il monastero, ancora oggi si svolge l’attività di liquoreria dell’Antica Farmacia dei Monaci di Camaldoli, che, secondo le ricette tradizionali perfezionate nel tempo, ci regala tutt’ora il famosissimo liquore artigianale Laurus 48 di Camaldoli, digestivo a 48° dal sapore erbaceo e profumato.

Questo liquore dunque non è solo un liquore, è un vero e proprio monile di storia, cultura e tradizione, che ad ogni sorso ci porta segretamente nel passato.

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